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Domenica di Pasqua

foto tratta dal promo “Settimana Santa, storia tradizioni riti” di Giuseppe Guagliardo

La drammatizzazione de «u ’Ncuontru» nel giorno di PASQUA ha un’origine ed una tradizione antica.

Nel pomeriggio domenica e all’ora convenuta, secondo ritmi, tempi e modalità standardizzati, tutte le statue che partecipano alla rappresentazione partono dalle proprie chiese nei vari quartieri. San Tommaso scende dalla chiesa di S. Croce e si reca all’Annunziata dove “preleva” la Maddalena, coperta da un velo nero in segno di lutto, ed insieme proseguono per i Cappuccini. San Giacomo sale dalla chiesa della Madonna nell’antico quartiere della Granfonte, attraverso via Garibaldi raggiunge la chiesa di Santo Stefano dove trova San Giovanni ed insieme si dirigono verso la chiesa di Sant’Antonio per incontrare l’Immacolata coperta dal velo nero; le tre statue attraversano piazza Branciforti ed all’incrocio di corso Umberto incontrano San Pietro e Sant’Andrea con i quali si uniscono in processione. La statua di San Pietro, fino a qualche decennio fa venerata in chiesa Madre, oggi trova posto nell’annesso oratorio insieme alla statua di Sant’Andrea, appartenuta alla chiesa di S. Giuseppe dalla quale usciva condotta dalla confraternita della SS. Trinità. A proposito della vecchia statua raffigurante il capo degli apostoli (oggi si conserva solo la testa) si racconta che in occasione della processione dell’Incontro di qualche lustro fa, nell’atto di scuotersi per il saluto al Risorto, la tiara si staccò dal capo e vennero fuori due grossi aitanti topi che, seminando il panico tra la gente, provocarono un fuggi fuggi generale.

La sacra rappresentazione dell’Incontro, ricca d’espressività gestuale, ha inizio al sopraggiungere di tutte le confraternite con i Santiin piazza Cappuccini. Qui nel frattempo si è radunata una gran folla; molti per godere di una migliore visione si assiepano sulle balaustre che delimitano la piazza, invadonole aiuole, mentre i più giovani si arrampicano sul piedistallo della grande croce di pietra. 

Le confraternite si distinguono l’un l’altra per il colore delle mantellette e per lo stendardo e i gonfaloni, portati con la punta rivolta verso il basso in segno di lutto.

Le statue trovano collocazione secondo una precisa disposizione, mentre Gesù risorto rimane sull’uscio della porta della chiesa da dove avanza gradualmente. 

L’agile e bella statua lignea di San Michele arcangelo inizia la “rappresentazione” recandosi dalla Madonna e tornando verso la chiesa per ben tre volte; ad ogni ambasciata il Cristo si avvicina sempre più alla porta per uscire definitivamente al terzo viaggio, quando il messaggero, preceduto dall’Arciprete, accompagna appunto la Madre alla quale, grazie ad un ingegnoso congegno, cade il velo nero che la copriva. La Madonna, mostrando tutta la sua magnificenza nella bellezza del volto, dei lineamenti e delle vesti fregiate di oro zecchino, salutando con un energico scuotimento della vara, prende posto alla destra del figlio, mentre San Michele sosta accanto a lei. L’annuncio della resurrezione viene quindi fatto alla Maddalena, che si sveste del manto nero, e a San Giacomo.

Rimane San Tommaso collocato in disparte fuori dalla piazza, verso il quale, per la sua ostinata incredulità, si muove per ben tre volte San Giacomo – molto eloquente l’espressione ed il gesto della mano come per dire: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò»-; al terzo viaggio crede alla lieta novella raggiungendo Gesù e salutandolo. Il momento è sottolineato dal chiasso della gente festante che si lascia andare in un lungo fragoroso applauso. Sopraggiunti tutti i personaggi, al grido di “Saramentu” le bandiere e gli stendardi propri delle varie confraternite si scuotono dinnanzi al Cristo al tintinnio dei campanelli, in segno di gioia, saluto e riverenza.

Terminata la sacra rappresentazione inizia la processione che percorrerà il corso Umberto per poi raggiungere la Matrice. Lungo il percorso, i gonfalonieri con gli stendardi propri di ogni confraternita si esibiscono in prove di equilibrismo e di grande abilità nel manovrare le lunghe aste, contribuendo a creare una suggestiva ed esaltante coreografia piena di colori e movimenti. 

La processione ha termine in piazza Matrice dove la statua del Cristo collocata dinnanzi al portale della chiesa riceve il saluto di commiato della Madonna e dei santi secondo un ordine ben preciso, al suono della banda musicale, allo scroscio degli applausi della gente festante e tra lo sparo dei giuochi d’artificio.