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Giovedì Santo

foto tratta dal promo “Settimana Santa, storia tradizioni riti” di Giuseppe Guagliardo

La liturgia del GIOVEDÌ SANTO, secondo il rito prescritto dall’attuale Messale Romano, prevede la lavanda dei piedi inserita nel contesto della celebrazione eucaristica in Coena Domini.

In Matrice si svolge nella tarda serata con la presenza degli “apostoli” che sono impersonati dai confrati del Sacramento, di Santa Croce, della Mercede e dai giovani ed adulti in rappresentanza delle varie realtà parrocchiali. 

Dopo la distribuzione dell’Eucarestia, il celebrante colloca la pisside con le ostie consacrate all’interno dell’altare della reposizione, lo chiude e consegna la chiave ad un bambino, scelto di anno in anno. La chiave viene custodita in modo enfatizzato nelle abitazioni dei protagonisti e viene riconsegnata il giorno dopo durante la sinassi liturgica per consentire la distribuzione della comunione ai fedeli. Tale gesto se da un lato fa risaltare la purezza del fanciullo a cui è riconosciuta la dignità di custode, dall’altro esprime, mediante la chiave, il sigillo del sepolcro in cui è stato posto Gesù, in questo caso il tabernacolo/sepolcro dove viene posto e chiuso il Cristo/Eucaristia.Infatti nella tradizione e nel linguaggio popolare gli altari della reposizione vengono comunemente chiamati Sepolcri.

Contemporaneamente nell’Oratorio del SS. Sacramento, con l’allestimento di una camera ardente, viene disposta su di un catafalco la statua del Cristo morto, ricoperta da un velo o da un lenzuolo di lino, con accanto l’Addolorata, che vengono vegliati dai confrati. Sulla base della tradizionale abitudine di far visita al defunto ed ai suoi parenti tipica della nostra cultura ed in segno di devozione al Cristo che si è immolato per tutti, anche l’Oratorio è meta della visita dei fedeli. Ciò si rifà pure all’antica usanza di venerare Gesù morto durante le quaranta ore passate nel sepolcro.